(Adnkronos) – Il contributo del PNRR consente di rientrare dell’investimento in un lasso di tempo fra i 3 e i 9 anni, ma il vero incentivo è dato dalla possibilità di produrre (e vendere) energia per oltre trenta. Salvalaio (GIFT Solutions): «Il valore dell’investimento iniziale? Viene triplicato». E per l’imprenditore agricolo l’intervento “congiunto” assieme a un partner specializzato è una garanzia ulteriore. Padova 30 luglio 2024 – È noto ormai che con gli impianti fotovoltaici si guadagni. Di fatto, questi impianti e la loro tecnologia non sono più una novità, come potevano esserlo all’epoca dei primi incentivi, concessi quasi 15 anni fa. Oggi l’investimento è ritenuto sicuro, i costi di manutenzione sono molto contenuti e lo spettro della “tossicità” dei pannelli fotovoltaici è acqua passata, dato che quelli più moderni sono totalmente riciclabili. Proprio la “tranquillità” con cui è possibile investire in questi progetti “green” sta spingendo sempre più persone a installare impianti fotovoltaici sui tetti di case e capannoni, ma motiva anche gli stessi agricoltori a puntare sull’agrivoltaico. E il motivo è semplice: si guadagnano molti soldi. Anche senza incentivi. Non è tanto il contributo del PNRR, statale o regionale, che permette di guadagnare – per quanto l’incentivo certamente consenta un allettante rientro dell’investimento in un lasso di tempo che può variare dai 3 ai 9 anni – ma è la durata della produzione di energia ultratrentennale a risultare, a conti fatti, la molla decisiva. «Vuol dire infatti che per oltre trent’anni sarà possibile vendere energia con un’efficienza garantita dell’impianto fotovoltaico di oltre l’80%», chiarisce Alessandro Salvalaio, AD di GIFT Solutions, società specializzata in impiantistica e riqualificazione. «Questo fa sì che, ad esempio, a fronte di un investimento per un impianto agrivoltaico da 1MWp che oggi costa un milione e mezzo di euro, ci sia modo di avere un rientro pari al triplo della somma in trent’anni. Il tutto, appunto, senza considerare gli incentivi. Ovviamente i rischi ci sono. Quali? Potrebbe scendere vertiginosamente il costo dell’energia. Si tratta, però, di un’ipotesi oltremodo remota. Negli ultimi decenni questo non è accaduto e anche se, per assurdo, dovesse succedere, l’energia prodotta da fonti rinnovabili rimarrà comunque un asset importante, considerando le regolamentazioni europee e i nuovi standard ESG». I dati confermano quanto affermato, come sanno bene i consumatori tutti, sulla propria pelle. È sufficiente scartabellare negli archivi informatici della Borsa Elettrica Italiana per rendersi conto dell’ascesa dei costi. Considerando il PUN (Prezzo Unico Nazionale), ovvero l’indice del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica scambiata fra produttori e fornitori sul mercato, non si può non notare la pressoché continua escalation. Prendiamo qualche esempio a campione, a partire da un arco temporale sufficientemente lungo: il valore del PUN del 25 luglio 2004 – vent’anni fa – era di 0,03702 €/kWh; dieci anni esatti dopo, il 25 luglio 2014, è salito a 0,04958 €/kWh; dieci anni più tardi, arrivando sostanzialmente a oggi, ovvero al 25 luglio 2024, è aumentato a 0,11598 €/kWh. In altre parole, in vent’anni si è registrato un aumento del prezzo del 213%! E questo al netto delle oscillazioni anomale legate alle contingenze, che pure possono registrarsi, come a cavallo dell’estate 2022. Il punto è che niente lascia ipotizzare che la tendenza, ultradecennale, possa di colpo invertirsi: il prezzo dell’energia è destinato a salire, rendendo sempre più prezioso l’apporto delle fonti rinnovabili. Quello che frena, semmai, sono i vincoli o comunque la poca chiarezza normativa che rallenta le autorizzazioni e le connessioni alla rete elettrica degli impianti. Tuttavia per investimenti che hanno una vita utile così lunga anche questi fattori diventano marginali. Soprattutto se l’investimento viene realizzato non “da” ma “con” professionisti del settore. È questa infatti una possibilità molto interessante per gli investitori che possono realizzare gli impianti fotovoltaici assieme ad aziende specializzate, investendo in parti uguali e, ovviamente, traendone alla pari i profitti. Una garanzia in più, dunque, sulla qualità dell’impianto e sulla sua gestione. Questa metodologia di investimento “congiunto” è stata lanciata proprio da GIFT Solutions ed è aperta anche al settore agrivoltaico, dove l’esigenza per l’agricoltore di avere garanzie è maggiore. «L’investimento comune porta tutti a beneficiare di maggiori tutele e guadagni. Per l’agricoltore sapere che l’impianto agrivoltaico potrà contare su un partner che tiene ad assicurarsi la sua produttività è una garanzia», conclude Salvalaio. «Ma anche per noi che investiamo con loro, sapere che le lavorazioni agricole saranno svolte con particolare attenzione e secondo normativa è altrettanto rassicurante». Ufficio Comunicazione Ambico
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