
Monsignor Giuseppe Baturi è nato a Catania. Laureato in Giurisprudenza. Ordinato sacerdote il 2 gennaio del 1993. Eletto Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Cagliari nel 2019 e consacrato il 5 gennaio 2020 presso la “Basilica di Bonaria”. Il 5 luglio 2022, fu ordinato Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, da Papa Francesco.
Com’è stato per un catanese, arrivare in un’altra isola come la Sardegna?
«Per me, fu una piacevole scoperta, perché non conoscevo né Cagliari né la Sardegna. E continuo a scoprirla, bisogna essere umili nei confronti di civiltà, così storiche, così antiche e così importanti. Per me è ancora una scoperta, nei confronti di un popolo ricco di cultura, di storia e con una spiccata capacità e sensibilità per la bellezza e la spiritualità. Veniamo dai giorni di Sant’Efisio e riconosco questa intensità spirituale, impregnata di Fede Cristiana, grazie ancora ad una presenza della Chiesa molto popolare e radicata».
Proprio per Sant’Efisio ha parlato di lavoro, di dignità dei lavoratori, etc., giusto?
«Perché ho voluto ricordare la visita di Papa Francesco a Cagliari, il 22 settembre 2013. Fu la sua prima visita in Italia, insieme a quella sull’isola di Lampedusa. Il Santo Padre volle incontrare tutti i lavoratori, e fece un discorso molto bello, parlando della dignità di un uomo che è anche assicurata da un lavoro dignitoso. Ho voluto riprendere quel messaggio che considero di drammatica attualità, perché la Sardegna soffre ancora di lavoro precario, di lavoro povero, di crisi lavorative che sono ancora aperte, con difficoltà specialmente, per le donne e per i giovani. E molte persone per questo motivo sono costrette ad emigrare. E quindi ho voluto ribadire il valore del lavoro per la dignità dell’uomo, cos’è un lavoro dignitoso, la necessità di un’alleanza di speranza, che metta insieme per garantire questo lavoro dignitoso alle persone, tutti i soggetti sociali, ne va della felicità del singolo, ma anche dell’idea di bene comune, perché senza un lavoro dignitoso il bene comune non c’è. E solo una massimizzazione dei vantaggi di qualche categoria o del consumatore, ma non di bene comune, perché il bene comune esige una giustizia nel riconoscimento del lavoro dato da ogni persona. Ho voluto poi ricordare, con un piccolo cenno anche alla pandemia, quando tutti noi, ringraziavamo chi faceva i lavori più umili, perché ha tenuto in piedi un Paese. Questo per dire che il mondo del lavoro richiede attenzione, e che ogni lavoratore ha il diritto alla sua dignità».
Ha parlato della visita a Cagliari di Papa Francesco nel 2013, anche se non era ancora Arcivescovo di Cagliari, che emozioni ebbe?
«Rivedere quelle immagini e ascoltare tutti quei discorsi, mi emoziona molto ancora oggi, per questo fortissimo appello al lavoro dignitoso per dare dignità all’uomo, e poi la sua bellissima omelia davanti al volto di Bonaria, perché il Papa era devotissimo alla Madonna di Bonaria che diede il nome alla sua città natale Buenos Aires. E poi il discorso di Bonaria è bellissimo, perché chiedeva a tutti noi, di lasciarsi guardare dalla tenerezza della madre, per imparare a guardarci reciprocamente con misericordia. L’idea fondamentale è che la Chiesa ha da proporre questo sguardo di misericordia materno che Nostra Signora ci documenta continuamente, perché possiamo imparare anche noi, a guardare noi stessi e gli altri con la stessa misericordia. E quindi, per Papa Francesco già all’inizio del suo Pontificato, il tema della misericordia è stato centrale, inserendolo a giusto titolo, all’interno della grande devozione mariana».
Quando arrivò a Cagliari, come trovò l’Arcidiocesi all’ora e come la vede oggi?
«Cinque anni sono pochi, dobbiamo ancora continuare a lavorare, io intravedo delle urgenze:
come un annuncio del vangelo sempre più coraggioso ed esplicito, e capace di dare significato alla vita delle persone, con la necessità di una nuova evangelizzazione, per cui col tempo una Fede fondata solo sulla tradizione e devozione non regge, è necessaria un’adesione personale, rinnovata la Fede. La Chiesa deve rinnovare l’annuncio di Cristo morto e risorto.
Poi c’è un tema che mi sta molto a cuore, quello dell’unità, della comunione. Una Chiesa credibile vive la comunione, e che non vive le separazioni e le divisioni che invece spesso attraversano il mondo civile. E quindi, tanto spazio ad una maggiore comunione tra le Parrocchie dell’Arcidiocesi.
Altro tema, la dimensione della carità e di Amore all’Uomo, che rende l’annuncio del vangelo pratico, concreto, sperimentabile da tutti. Quindi ogni sforzo affinché la Chiesa, si presenti come Casa di misericordia.
Un ultimo tema, che la Chiesa riprenda con più coraggio ad avere un profilo culturale, che non significa accademico, ma che sia capace di parlare all’intelligenza degli uomini, capace di dialogare sul senso della vita, della sofferenza, del fare figli, della Famiglia, dei rapporti sociali. La Chiesa proprio perché annuncia Gesù Cristo, e lo testimonia nell’Eucaristia e nella carità, deve saper parlare agli interrogativi più profondi dell’Uomo».
Come detto, poc’anzi, nel 2022 fu ordinato Segretario Generale della C.E.I. Riesce a conciliare due incarichi così importanti?
«Mi è stato chiesto dal Papa, e devo fare ogni sforzo. Non è facile, ci sono delle difficoltà logistiche di geografia e di tempo. Fare il Segretario Generale, avendo un incarico pastorale è un vantaggio. Così com’è un vantaggio essere Vescovo e al tempo stesso avere un orizzonte nazionale, se non europeo. Non è facile quindi, ma chiedo a tutti preghiere, per avere la forza necessaria. Mi è stato chiesto e lo farò, pronto ad obbedire sempre».
Cosa fa esattamente, un Segretario Generale?
«Il Segretario ha la responsabilità del funzionamento del coordinamento delle segreterie generali, e quindi anche degli uffici della C.E.I.
Aiuta anche gli organi statutari a svolgere le loro funzioni. Inoltre, per conto della C.E.I., mantiene molti rapporti istituzionali sia con la Santa Sede e con le istituzioni politiche europee. Da poco, sono stato a Bruxelles ad incontrare altri segretari generali europei, per parlare della situazione dell’Unione Europea. Quindi organizza concretamente gli uffici e i lavori, affinché questa Conferenza presti il suo Servizio a tutti i Vescovi e alla Chiesa in generale. Tutti i miei predecessori erano stati segretari generali a tempo pieno. Io sono il primo, a cui è stato chiesto di conciliare con l’incarico pastorale. La C.E.I. è la terza conferenza episcopale al mondo.
Mi perdoni Eccellenza, ma questa domanda, devo fargliela. Mercoledì 7 inizierà il Conclave. Quali sono i Temi, che dovranno avere la priorità e che il prossimo Papa dovrà dare?
«Io sono convinto, che ogni Papa da l’apporto della propria cultura e della propria sensibilità pastorale. Ringraziando il Signore, tutti i Papi si sono inseriti dietro il solco del Papa precedente, per portare più in avanti alcune piste di lavoro. Pensiamo ad esempio Papa Francesco rispetto a Papa Benedetto, ha portato più avanti il tema della tutela dei minori. Ogni Papi ha dato continuità, ma anche novità. Certamente, sin da Giovanni Paolo II, il tema dell’evangelizzazione e della fedeltà all’Uomo a Dio, è stato un pilastro fondamentale. Papa Francesco parlava di “Chiesa in uscita”. La capacità della Chiesa di parlare a tutti gli Uomini. La Chiesa continuerà la parola di Papa Francesco di una Chiesa aperta a tutti. Ha unito tutte le anime degli Uomini».
Tanto non ci sente nessuno, un nome papabile secondo lei?
«Leggo i giornali, si fanno tanti nomi. I conclavi poi, non sono mai scontati. Questo, vedrà la presenza di 133 Cardinali, salvo ulteriori novità. Tutti provenienti, da Paesi diversi tra loro, con storie diverse. In questi giorni, sono fondamentali i lavori delle congregazioni sulla Chiesa di oggi. bisogna guardare e pregare».
Lei è in Sardegna, ormai da cinque anni. C’è un piatto tipico della nostra tradizione che preferisce?
«Come si fa a scegliere: dalle fregule come quella con i frutti di mare, al maialetto alle seadas. Tutto molto buono».
Ha qualche passione, anche sportiva? Come il calcio, ha una squadra del cuore?
«Seguo il calcio con piacere, adesso tifo Cagliari e anche il Catania, anche se è in Serie C, ora nei play off. Seguo tutto con interesse, mi piace godere del bel gioco».
Ringraziamo Monsignor Baturi di essere stato con noi.
Daniele Cardia
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